Descrizione
La Ferrovia dell’Appennino Centrale (FAC)1 è stata una linea ferroviaria a scartamento ridotto che collegava Arezzo (sulla linea Firenze - Roma) a Fossato di Vico (sulla linea Roma - Ancona), passando per Anghiari - San Sepolcro - Città di Castello - Umbertide e Gubbio. Venne realizzata a partire dal 1880, e completata il 15 agosto 1886.
La linea riscosse un successo solo in ambito locale; lo scartamento ridotto, unito al lungo percorso tortuoso (con curve di ridottissimo raggio, fino a 80 metri), i continui saliscendi con pendenze non trascurabili, impedì che la linea divenisse un utile collegamento trasversale dal Tirreno all’Adriatico.
La seconda guerra mondiale ebbe inoltre un impatto disastroso sulla linea; tra l’armistizio ed il maggio 1944 i bombardamenti alleati resero inutilizzabili molte opere, mentre l’esercito nazista in ritirata rese inutilizzabile la maggior parte del materiale rotabile. Il 22 maggio del 1945 la linea, gravemente danneggiata, cessò definitivamente il suo servizio.
Nell’immediato dopoguerra, di fronte alla dichiarata infattibilità di adeguare la ferrovia alle nuove esigenze di trasporto, venne effettuato un sistematico smantellamento, utilizzando il materiale metallico nei cantieri per la ricostruzione degli edifici distrutti. Già nel 1947 della linea ferrata non esisteva quasi nulla, mentre le stazioni e le case cantoniere vennero rivendute ai casellanti e in parte trasformate in abitazioni private.
La linea è stata riutilizzata, nel tratto tra San Sepolcro e Umbertide, per il prolungamento nel 1956 della linea a scartamento ordinario Terni-Umbertide, così che il tracciato effettivamente abbandonato è pari a circa 93 km.
A causa dell’abbandono, negli ultimi decenni il percorso ha subito l’effetto del tempo e dell’incuria, soprattutto nel primo tratto (da Arezzo al Torrino, dove si concentrano la maggior parte delle gallerie e viadotti), dove la vegetazione è cresciuta coprendo vasti tratti, e molte strutture sono crollate. Negli ultimi anni c’è stato un interesse crescente della popolazione, che ha portato a riscoprire la ‘vecchia ferrovia’. La valorizzazione del percorso, che manca di una sua ufficiale segnaletica, potrebbe rappresentare una importante opportunità per valorizzare gli aspetti escursionistici del percorso, favorirne una sua conservazione e poterne preservare la memoria storica.
Il percorso
L’itinerario proposto permette di esplorare una delle parti più interessanti del percorso, dovuta alla presenza di numerose gallerie (ben 20) che furono realizzate per collegare Arezzo a Palazzo del Pero passando dalla ripida salita del Torrino. Non visiteremo tutte le gallerie, in quanto le prime sono poco accessibili, o ricadono in terreni privati.
Per l’escursione il nostro punto di partenza sarà la botteghina di Gragnone, dove è possibile comprare il pranzo al sacco, ed è presente una fonte per riempire l’acqua. In alternativa è possibile parcheggiare un centinaio di metri prima in vicinanza della fermata dell’autobus, dove c’è maggiore spazio per lasciare l’auto.
Dalla botteghina, si prosegue verso la strada comunale di Lignano, ma giunti all’incrocio anzichè imboccarla, si va a sinistra verso Calbi, con la strada che sale fino ad arrivare ad un trivio.
Continuando a dritto, si passa il viadotto, e dopo poche centinaia di metri, si oltrepassa un ponte e costeggiando sulla sinistra del sentiero si può trovare l’ingresso per giungere alla Galleria IV, che è nota come la galleria dei pipistrelli. La Galleria ricade in proprietà privata, quindi possiamo affacciarci senza percorrerla tutta.
Si torna sui nostri passi e superato il viadotto siamo di nuovo al trivio di Calbi. Con il viadotto alle spalle, dovremmo andare a destra e attraversare il piccolo ponte, in direzione delle altre gallerie. Ma prima andiamo a sinistra, per salire sulla collinetta di Calbi, che si trova subito a destra, e aggirando l’oliveta troviamo i resti della chiesa di S. Pietro a Calbi.
Ritorniamo quindi al trivio e percorriamo il ponte, che dopo poche decine di metri attraversa la breve Galleria V. Il sentiero in questo tratto diventa boscato, dopo poco gira a sinistra superando un piccolo fosso e comincia a salire.
Non appena il sentiero ‘spiana’, bisogna fare attenzione a prendere la deviazione che scende a sinistra, anziché il sentiero principale che continua a salire a dritto. Si segue la deviazione in discesa, tenendo a destra fino ad arrivare a una piccola oliveta. Si prende quindi il sentiero visibile sulla destra, e scendendo si deve attraversare il fosso. Questo tratto è un po’ stretto e scivoloso, occorre pertanto fare attenzione.
Superato il fosso, si risale con un piccolo strappo sulla sinistra fino a incontrare la Galleria VI. Si attraversa, e dopo poche decine di metri, si nota già la Galleria VII, che però aggiriamo con l’evidente sentiero a destra, essendo franata la volta all’interno. Una volta superato il poggetto, possiamo osservare il retro della Galleria VII.
Si continua quindi lungo il sentiero principale, evitando gli incroci che troveremmo a destra, fino a trovare sulla sinistra un campo abbandonato (si vedono i pilastri della recenzione in cemento). Si costeggia il campo sulla destra, facendo attenzione perchè in questa parte il sentiero è più sporco per la presenza di vegetazione infestante. Si percorre questo tratto per circa duecento metri fino a trovare una deviazione a destra che supera l’argine per arrivare alla breve Galleria VIII, lungo il fosso.
Si continua il sentiero, attraversando un viadotto ghermito dall’edera, e dopo poche centinaia di metri il sentiero prende una curva a sinistra per giungere ad una oliveta dove è presente un edificio, che altri non è che il casello di Querceto, dove possiamo concederci una pausa.
Se siamo già soddisfatti del giro, possiamo scendere la strada asfaltata, che ci riporta al punto di partenza, altrimenti continuiamo a dritto per la strada bianca pianeggiante che costeggia gli olivi, e che ci porta alla breve galleria IX.
Si continua per la strada che, da pianeggiante, dopo qualche centinaio di metri fa un piccolo strappo fino a superare una abitazione. Siamo giunti a un quadrivio, e si continua a dritto fino a trovare, dopo poche centinaia di metri, una deviazione a destra della strada principale, che prendiamo.
Giungiamo a breve a un Casello, oramai in avanzato stato di abbandono . Si prosegue verso la Galleria X, potendo ammirare anche la bella opera muraria di consolidamento del versante, e giunti a pochi passi dalla Galleria, si sale a sinistra per la deviazione creata per aggirarla, inagibile per via di un crollo.
Poche decine dalla Galleria X, ecco la breve Galleria XI. Superatala, vediamo una recinzione sulla sinistra (se fossimo stanchi, costeggiandola si può prendere la strada in risalita per tornare al Paese di Querceto). Proseguendo invece, il sentiero gira leggermente a sinistra, scavalcando un fosso e inizia quindi a salire. Poco dopo il fosso, sulla sinistra, si possono notare i resti di un ponte.
Le prossime Gallerie sono tutte a distanza ravvicinata. La Galleria XII ha un piccolo crollo e può essere aggirata con il sentiero a sinistra, e a pochi passi troviamo anche la Galleria XIII, che è lunga e curvilinea, pertanto è consigliato utilizzare la torcia per attraversarla. Eccoci in pochi passi alla Galleria XIV, che è crollata nella parte terminale, e quindi si deve agevolmente aggirare dal sentiero a sinistra .
Percorriamo a breve distanza la Galleria XV, e già si può vedere la Galleria XVI, lunga e curva, che richiede l’uso della torcia.
Superata la Galleria XVI, si prosegue il sentiero fino a un bivio. A sinistra è facilmente intuibile che arriveremmo sulla statale, quindi evitiamo salendo a dritto e ‘arrampicandoci’ sul ripido poggio fino a scollinare al casello del Torrino, ora abitazione privata. Al suo interno è visibile la Galleria XVII . La stazione del Torrino fu una delle più grandi del percorso, e ai tempi del servizio era dotata anche di un ristorante2.
SI continua salendo la strada forestale, che corrisponde al sentiero CAI 549, e si percorre in salita per circa 500 metri fino ad incontrare un bivio, dove a destra continuiamo sul sentiero CAI 549 per un altro km fino a prendere a sinistra il sentiero CAI 549B.
Si scende per il sentiero fintanto che non ritorniamo alla strada che ci porta al Casello di Querceto, e da lì si segue la strada asfaltata che ci riporterebbe verso le macchine. Arrivati di fronte alla fattoria di Gragnone, ci concediamo di andare a visitare anche l’ultimo Casello. Per farlo, bisogna attraversare il ponticello e costeggiare la bellissima Villa i Bossi sulla destra. Eccoci arrivati al Casello di Gragnone, oggi abitazione privata, dove sul retro possiamo vedere la Galleria II. Non resta che rientrare, e magari concederci una merenda alla botteghina di Gragnone.
Tutto il percorso è lungo 13.75 km, per un dislivello complessivo in salita di 373 metri. Se si volesse optare per una versione più breve per i bambini, è possibile percorrere solo le Gallerie fino al Casello di Querceto: