A oriente di Monte Favalto, si erge imponente la torre trecentesca dell’Aggia, che domina sul vicino paese abbandonato di Marzana.
Fino al secondo dopoguerra il territorio di Marzana rappresentava l’abitato più popoloso di Monte Santa Maria Tiberina, contando circa 500 abitanti. Dopo il conflitto, il borgo venne abbandonato. Visitare oggi questa ghost town, che rende ancora l’idea di quanto potesse essere grande e popoloso questo territorio, rappresenta una esperienza ricca di fascino, reso ancora più grande dalla vista dell’imponente Torre, ancora intatta nonostante la prova del tempo.
Un invito a scoprire questo territorio poco conosciuto ma che ha intrecciato la sua storia con quella aretina, da scoprire in questo racconto… a piccoli passi
Il percorso
Il punto di partenza si trova lungo il vocabolo Il Corso (potete mettere questa indicazione sul navigatore), che si raggiunge da Lippiano, altra interessante frazione del Comune di Monte Santa Maria Tiberina, un tempo sede di una importante comunità ebraica, e con il bel castello Bourbon al centro del paese.
Da Lippiano ci dirigiamo verso il piccolo abitato Ranzola, e da lì si segue il cartello verso Marzano (Marzana), in una strada asfaltata che solo nell’ultimo tratto è sterrata ma con un buon fondo. Si parcheggia nei pressi di una abitazione, in uno spiazzo adibito a legnaia.
Dal punto di partenza si segue la strada forestale, che corrisponde al sentiero CAI 152, che dopo 200 metri si divide in due sentieri. A sinistra il CAI 152A si dirige verso il cimitero di Marzana, mentre noi decidiamo di continuare sul CAI 152 a destra, in un sentiero in leggera salita che dopo poco più di un km ci porta sulla cima del M. Pagliaiolo (m. 951) da cui si può godere di una vista a 360° da Poti alla Valtiberina fino al Monte Nerone.
Si continua quindi sul sentiero CAI 152 in discesa per circa 800 metri fino ad incontrare l’imponente edificio detta Osteria di Marzana.
Dall’Osteria si prosegue sul sentiero CAI 155 a destra, per poche centinaia di metri per poi prendere il sentiero CAI 156, che inizia gradualmente ma poi più decisamente a scendere fino ad arrivare, dopo circa 1.5 km, ai piedi della Torre dell’Aggia (o di Marzana). La Torre, del XIV sec., faceva un tempo parte del sistema di torri di guardia e di avvistamento che salvaguardava i confini dei territori dei “marchesi di Monte S. Maria Tiberina”, meglio noti con il titolo di “Bourbon del Monte”. Sul fianco destro è possibile accedere all’interno della torre, e visitare gli edifici circostanti, residui dell’antico nucleo fortificato.
Terminata la visita della Torre, il sentiero comincia una decisa discesa tra bellissimi castagneti, con notevoli esemplari da frutto. La discesa da decisa si fa ripida fino a giungere al fosso dei Lavacchi, all’incrocio tra due sentieri CAI.
Superato il fosso noi prendiamo il sentiero che sale (CAI 156A), per iniziare una altrettanto decisa salita che ci porta ad avvistare i primi ruderi prima di Marzana. Si continua quindi a salire fino ad un enorme edificio rettangolare. Qui il sentiero incrocia una strada forestale, che corrisponde al CAI 155 che avevamo preso ad Osteria.
Prendiamo il CAI155 a sinistra, per poter raggiungere la parte alta dell’abitato di Marzano e visitare, seminascosta dalla vegetazione, la sua chiesa.Le prime notizie documentano l’esistenza di tale Abbazia di San Giovanni Battista già dal 1126. Fa impressione vedere l’Abbazia oggi, rispetto alle foto di nemmeno 50 anni fa.
Dopo la visita, risaliamo le ultimi centinaia di metri fino a tornare ad Osteria, dove si riprende il CAI 152 a ritroso fino a Monte Pagliaiolo e al punto di partenza. Tutto il percorso è lungo 9.6 km, per un dislivello complessivo di 450 metri in salita.
Rastrellamento tedesco di Favalto e Marzana
Alla data del 25 maggio 1944, giornata storica per la Resistenza Aretina (si veda il precente post qui), viene fatta risalire la costituzione della XXIII Brigata “Pio Borri”. Proprio a Marzana venne posto il comando di Brigata, affidato a Siro Rosseti. Lì venne allestito anche un ospedale da campo, al quale venne affiancato anche un campo di prigionia per i tedeschi e fascisti, che veniva curato da Eugenio Calò1, che perse la vita nella strage di San Polo.
Tra la fine di maggio e gli inizi di giugno del 1944 le formazioni partigiane erano molto attive nel territorio, con incursioni quasi quotidiane in tutta la zona alla destra del Tevere. Ma l’aggressività partigiana fu particolarmente intensa a ridosso della strada che dall’Alta Valle del Tevere, attraverso San Leo Bastia, si inerpica verso Cortona e il Valdarno. Lì le formazioni cortonesi della “Pio Borri” sferrarono dall’8 al 26 giugno 1944 una ventina di attacchi, a seguito dell’invito diffuso dal comandante inglese delle forze alleate in Italia Alexander, di ritardare e distruggere le attività tedesche, essendo stata scoperta la strategia di rafforzare la Linea Gotica2.
Nella zona tra Favalto e Marzana i tedeschi non avevano una corretta idea dell’ubicazione e consistenza delle forze partigiane, e pertanto decisero di effettuare un grande rastrellamento tra Monte Favalto e Marzana all’alba del 1° luglio. La battaglia che ne seguì durò tutta la giornata, dopo la quale i partigiani, che erano rimasti senza munizioni, batterono in ritirata portando con sé i prigionieri del campo di Marzana.
Benchè privi di munizioni e intralciati dalla presenza di ben 53 prigionieri, lo squadrone attraversò le linee nemiche in una marcia che durò ben tre giorni. Il 4 luglio il reparto partigiano – una dozzina di uomini guidati da Angelo Ricapito e Eugenio Calò, e il dott. Herbert Gottschalk, direttore del campo di Marzana – raggiunse Cortona appena liberata e, accolto festosamente dalla popolazione, consegnò i prigionieri agli Alleati.
Informazioni utili
- Mappa: Sentieri storici S. Maria Tiberina (scarica qui)
- Presenza di fonti: no
- Presenza di bracieri: no
Footnotes
Eugenio Calò, medaglia d’oro al valore militare, perse la moglie e i figli deportati a Mauthausen, dove morirono. Venne catturato a Molin del Falchi, e subì le torture e l’uccisione durante la strage di San Polo il 14 luglio 1944.↩︎
A. Tacchini - Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.↩︎