La riserva naturale dei Monti Rognosi è un’area protetta nel Comune di Anghiari, che si estende tra l’Alpe di Catenaia e il torrente Sovara. Il nome particolare deriva dal loro aspetto pietroso e aspro, dovuto alla composizione geologica. I monti sono infatti costituiti da ofioliti, dal greco ophis (serpente) e lithos (roccia), di origine magmatica, dal tipico colore verde scuro e nero, come la pelle di molti rettili. Grazie alla ricchezza dei suoi minerali, i Monti sono stati interessati da numerose attività minerarie, soprattutto tra il Cinquecento e l’Ottocento, di cui si trovano testimonianze in varie sue località.
Fuori dagli itinerari più conosciuti del Casentino e della Valtiberina, la Riserva merita senz’altro una visita. Negli ultimi anni è stato fatto un notevole lavoro per realizzare nuovi sentieri e percorsi, oltre a rinnovare il centro visita. Si possono trovare tantissime informazioni, e itinerari proposti nel sito della riserva.
I Monti Rognosi sono stati teatro anche del passaggio del fronte nella seconda guerra mondiale. Posta tra le linee ritardatrici tedesche Karin e Lydia, le montagne vennero conquistate dagli inglesi, a fine luglio 1944, all’indomani della liberazione di Anghiari. La conquista del Castello di Montauto fu poi strategico per effettuare l’attacco decisivo all’Alpe di Catenaia (ne ho parlato nel precedente post), mentre dai Monti Rognosi, a fine agosto 1944, venne sferrato un decisivo attacco verso Monte Fungaia, per liberare Montedoglio e favorire poi la liberazione di Sansepolcro.
In questo itinerario effettueremo un piccolo anello per visitare alcune postazioni tedesche, ricostruite ai piedi del Monte della Croce, da dove gli alleati avanzarono per la liberazione dei Monti Rognosi.
Il percorso
Il punto di partenza è sulla strada che porta verso il Castello di Montauto. Se si proviene dalla provinciale della Libbia, si prende la deviazione a sinistra su strada bianca, che porta prima alla bellissima Villa Barbolana, superata la quale si continua a percorrere la strada bianca principale in salita. Si arriva dopo circa 4 km ad una cappella dedicata a San Francesco.
Il Castello, situato su una delle vie che da Assisi giungono alla Verna, era una tappa naturale di questo viaggio che San Francesco compì numerose volte, essendo anche in grande amicizia con il Conte Alberto di Guglielmino. Il 30 settembre del 1224, Francesco lasciò per sempre il Sacro Monte della Verna, sul quale da pochi giorni aveva vissuto l’esperienza spirituale delle stimmate, e nel suo ritorno passò dal Castello. Durante la notte, secondo la tradizione di famiglia, le donne del castello tesserono una veste nuova mentre Francesco dormiva. In cambio ricevettero il saio vecchio, che costudirono per quasi tre secoli (oggi lo troviamo esposto al santuario della Verna).
Nell’allontanarsi per sempre da Montauto, poco sotto il Castello, il Santo fece sgorgare una piccola sorgente, la cui acqua si dice essere curativa per gli occhi. Sopra la sorgente fu eretta in seguito una modesta cappella, all’interno di un piccolo bosco, restaurata nel XVIII secolo e di nuovo qualche anno fa. Ogni anno è meta di un pellegrinaggio degli Anghiaresi, per la Festa del Perdono, il 2 agosto.
Dopo aver visitato la cappella, si continua con l’auto per 400 metri, fino all’incrocio che porterebbe a sinistra al castello, dove si parcheggia. Noi invece cominciamo a salire seguendo la strada bianca principale e, superata la bella villa in pietra di Camprione, troviamo un trivio.
Decidiamo di tenere il sentiero al centro, segnalato dal cartello come ‘Via di Sasseto’, che sale gradualmente tra bei rimboschimenti di pino, fino a giungere dopo circa 800 metri alla ricostruzione di alcune postazioni per mitragliatrice della guerra mondiale ai piedi del Monte della Croce.
Continuiamo quindi a camminare per circa mezzo chilometro nel sentiero, in lieve discesa, potendo ammirare alcune vedute del lago di Montedoglio, i monti della Valtiberina e delle Marche, fino ad arrivare ad un’area con tavolini, indicata nella mappa come ‘Pianellone di Pier Maggio’.
Da qui, prendiamo quindi il sentiero sulla sinistra, accanto ai tavolini, inizialmente segnalato con dei bolli rossi. Il sentiero fa dei sali e scendi fino ad arrivare ad un incrocio, dove possiamo ammirare il panorama su Montedoglio.
Si prende quindi la deviazione a sinistra che scende rapidamente, noto come Viottolo delle Miniere, come anche testimoniato da un cartello che troviamo durante la discesa, che riporta le aree dove vennero effettuati i saggi minerari e le miniere.
Si continua a scendere il sentiero, stretto e ripido, fino a trovare un nuovo incrocio, segnalato da un cartello sempre come ‘Viottolo delle miniere’, che a dritto scenderebbe al fiume Sovara. Noi invece giriamo a sinistra, prendendo la direzione del ‘Viottolo della Sdrucciolaia’.
Il sentiero sale gradevolmente fino ad arrivare a un Belvedere segnalato, dove è presente un bivio, segnalato come ‘Viottolo delle Pecore’, che scenderebbe al Laghetto delle Pescaie.
Noi invece prendiamo il sentiero che sale a sinistra, e continuiamo a salire giungendo alla Sdrucciolaia. Dal pezzo di ghiaione franato, guardando in basso si può vedere il Laghetto delle Pescaie.
Mancano oramai poche centinaia di metri per ritrovare l’incrocio iniziale, e si può osservare di fronte a noi il Castello di Montauto. Dopo circa 500 metri dal ghiaione arriviamo a una Capanna, allestita dai Cacciatori, dove sono presenti tavolini, un barbecue e un punto attrezzato per la manutenzione della bicicletta.
Lo superiamo e dopo poco troviamo l’incrocio iniziale, e continuando ritroviamo il punto di partenza.
Tutto il percorso è lungo 5.4 km, per un dislivello totale di 243 metri.
La liberazione di Anghiari
Dopo la liberazione di Arezzo e l’avanzata verso l’Alpe di Poti (ne parlerò in un futuro post), gli Alleati procedettero alla conquista di Monte Castiglione e S. Veriano il 26 luglio del 1944, mentre i Gurkha attraversavano il fiume Sovara1. Anghiari era ormai indifendibile e i tedeschi la evacuarono nella notte dal 28 al 29 luglio. Nei successivi due giorni tutte le montagne a ovest di Anghiari, tra il Sovara e la valle della Libbia, vennero riconquistate dagli Alleati: il Castello di Galbino il 29 luglio, e il Castello di Montauto il 31 luglio del 1944.
La pressione nemica costrinse i tedeschi a un ulteriore ripiegamento su linee difensive già predisposte, spostandosi dalla linea Karin alla linea Lydia. Da questo momento gli Alleati si prepararono all’offensiva verso l’Alpe di Catenaia (l’operazione Vandal).
Info utili
- Mappa interattiva: https://www.toscanadappennino.it/mappa-info-utili
- Mappe consigliata: Cartoguide dei Monti Rognosi (DREAM), Carta dei Sentieri della Riserva Naturale dei Monti Rognosi (DREAM)
- Presenza di fonti: no
- Presenza di bracieri: si
Footnotes
A. Tacchini - Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 342 pp.↩︎