All’alba del 13 aprile 1944 truppe tedesche della divisione Göring fecero irruzione a Partina, mettendo a ferro e fuoco il paese: bruciarono numerose case e trucidarono 29 persone.
Quel 13 aprile, tragica giornata per le popolazioni dell’alto Casentino, si compie a Partina, così come a Vallucciole e Moscaio, il disegno di un grande rastrellamento tedesco volto a sgominare le bande partigiane. A farne le spese, per la maggior parte furono persone che nulla avevano a che vedere con le attività partigiane.
Per raccontare la strage di Partina, questo racconto-percorso fa conoscere un breve tratto della ciclopedonale “Buonconte da Montefeltro”, che da Bibbiena porta a Camaldoli, passando per Partina.
Il percorso
Il tratto della ciclopedonale “Buonconte da Montefeltro” che si sviluppa da Partina costeggia il torrente Archiano, e lo attraversa per dirigersi a Camaldoli percorrendo la strada forestale di Castagnoli, in un percorso della distanza complessiva di 7.8 km. Tuttavia, superato il torrente , il percorso diventa in salita, e superato Castagnoli si caratterizza per alcuni ‘strappi’ che non lo rendono adatto a tutti.
Per questo motivo il percorso che viene qui illustrato si concentra sul più tranquillo e agevole tratto lungo l’Archiano, rendendo possibile anche un tuffo e un piacevole picnic lungo il percorso. Per il percorso integrale fino a Camaldoli, si può scaricare la traccia qui. L’itinerario è ideale per le biciclette ma può essere anche percorso a piedi.
Giunti alla Piazza di Partina, si prende la Via di San Francesco a destra della Chiesa. Da qui si tiene la destra per arrivare dopo circa duecento metri ad un parco in onore delle vittime della strage di Partina. E’ composto da una serie di targhe in bronzo poste su delle basi in pietra, dedicate ai caduti militari, civili, e in particolare alle vittime della strage nazifascista del 13 Aprile 1944, inclusi gli 8 operai della “Organizzazione Todt1” (di cui è presente un secondo monumento lungo la via San Francesco) fucilati dai militari della Divisione “H. Göring” lo stesso giorno lungo l’argine del vicino torrente Archiano.
Una volta visitato il Parco, si percorre indietro la Via di San Francesco, per prendere la ciclopedonale che costeggia sulla destra l’Archiano. Un cartello indica l’itinerario ciclopedonale che andremo a percorrere.
Questo primo tratto, lungo circa un chilometro, si sviluppa in rettilineo costeggiando l’Archiano sulla destra; è possibile individuare un paio di punti dove poter scendere a fare un bagno.
Il sentiero fa quindi una curva a destra, e in prossimità della (ex) centrale idroelettrica gira a sinistra, verso Casa il Sasso
Qui il sentiero comincia a salire, con un piccolo strappo per giungere a Casa il Sasso. Qui prendiamo l’incrocio a sinistra e proseguiamo per un altro chilometro di leggera salita fino a trovare un breve tratto in discesa con un ponte per superare il torrente.
Questa parte è molto gradevole, si trovano dei tavolini per riposarsi e i resti del vecchio ponte Biforco. Proseguendo si attraversa il torrente Camaldoli per risalire sulla strada asfaltata SR71. Dall’altra parte della strada la ciclopedonale continuerebbe verso Castagnoli, ma essendo più ripida, decidiamo di concludere qui il giro, potendo optare poi di ripercorrere il sentiero a ritroso o seguire la strada asfaltata. Il tratto percorso è lungo 3.6 km in sola andata, per un dislivello di 100 metri in salita.
La strage di Partina
Nei giorni dell’11 e 12 aprile piccole pattuglie tedesche compiono le ultime perlustrazioni, interloquendo anche con i fascisti, per una operazione in ampia scala volta a sgominare le bande partigiane nell’Alto Casentino (si vedano anche i precedenti post su Vallucciole e San Paolo). In località Molin di Bucchio un reparto si scontra con un gruppo di partigiani il 12 aprile, a seguito del quale muoiono due soldati tedeschi.
E’ l’evento che radicalizza l’intera operazione. I soldati, appoggiati dai fascisti, accerchiano nella notte le aree da bonificare, e alle prime luci dell’albe agiscono nella repressione della popolazione2. A Vallucciole cadono 109 persone, di cui 56 donne. Nelle stesse ore un reparto corazzato raggiunge l’abitato di Partina, guidate da un ufficiale italiano. Gli abitanti sono rastrellati e concentrati nella Chiesa. Una quindicina di uomini, indicati come collaboratori o simpatizzanti dei partigiani, in una lista compilata grazie all’aiuto dei fascisti, sono fucilati e i loro corpi bruciati nelle loro case.
Lista alla mano, i tedeschi continuano a bruciare abitazioni e uccidere persone. Non mancano episodi di torture e spregi3. Mentre è in corso l’occupazione del paese, si trovano a passare dal paese otto operai della Todt, regolarmente muniti di lasciapassare, che vengono anch’essi fucilati. Grazie all’intervento del parroco Don Ezio Turinesi, che interessa il comandante tedesco in stanza a Soci, la rappresaglia non assunse dimensioni ancora maggiori, poichè i militari addetti alla sorveglianza del cantiere Todt giurarono che le aggressioni e i sabotaggi denunciati non erano mai avvenute.
Si potrebbe pensare quindi che ventinove persone siano state uccise a Partina per un abbaglio da parte dei tedeschi. La verità è che le stragi perpetrate dai tedeschi erano già premeditate nell’ottica di una vasta repressione per punire ed intimidire la popolazione locale. Come nel caso di Vallucciole, molta fu la responsabilità dei fascisti locali, che nei periodi precedenti agli eccidi avevano richiesto una punizione esemplare nel paese, sostenendo falsamente la tesi della presenza di pericolosi nemici4.
Informazioni utili
Mappa: Foreste Casentinesi (Ed. Monti), Foreste Casentinesi (Ed. MapTrek)
Barbecue: no
Fonti: si
Footnotes
La Todt era una sorta di impresa paramilitare tedesca che arruolava in tutta Europa decine di migliaia di persone tra la popolazione locale dei territori invasi, destinandoli ai lavori di sostegno alla guerra in cambio di una piccola paga, o, nel peggiore dei casi, della vita.↩︎
https://www.raiplaysound.it/audio/2023/04/Via-libera–Strage-di-Partina-13-aprile-1944-efba1c71-1bc6-4f55-8109-c4a45026c645.html↩︎
Mentre i tedeschi sono già entrati a Partina, incontrano tre partigiani scesi a prelevare viveri e munizioni. Giovanni Lorenzoni viene catturato e fucilato, mentre Salvatore Vecchioni - Comandante partigiano della II Compagnia del Gruppo Casentino - riesce a fuggire, grazie al sacrificio del terzo partigiano, Santi Paperini. Il padre di Santi Paperini, ferito, viene accompagnato dai tedeschi, con la promessa di farlo curare all’ospedale. Verrà invece portato alla Mausolea e sotterrato vivo dai tedeschi. [Testimonianza di Salvatore Vecchioni. In: R. Sacconi – Partigiani in Casentino e Valdichiana. Quaderni dell’Istituto Storico della Resistenza Toscana, 290 pp]↩︎