La Scala di Giacobbe a Poti

Poti
Memoria
Author

Francesco

Published

April 15, 2024

Sfidare gli ostacoli anzichè aggirarli: un episodio leggendario della Liberazione di Arezzo fu una straordinaria opera ingegneristica.

Per quanto non fu decisiva per la liberazione della Città, la realizzazione di una scorciatoia che, attraverso l’Alpe di Poti, penetrasse ad Arezzo da est, rappresentò una sfida degli Alleati per cercare di vincere le resistenze tedesche, asserragliate intorno alle montagne aretine.

Percorso della “Scala di Giacobbe”. Fonte: https://www.storiatifernate.it

Con uno sforzo notevole, e grazie a un incredibile intreccio di culture, nazionalità ed esperienze, la stupefacente realizzazione divenne praticabile in poche ore. Tale fu l’eco suscitato dalla rapidissima costruzione della strada, che venne battezzata ‘La Scala di Giacobbe’, che volle percorrerla lo stesso Re britannico Giorgio VI, quando giunse in visita in Italia il 23 luglio1.

Re Giorgio VI in visita alle truppe a Palazzo del Pero. Fonte: www.arezzonotizie.it

In questo racconto-percorso conosceremo alcuni dei luoghi, nell’Alpe di Poti, da dove le truppe Alleate penetrarono ad Arezzo da est, all’indomani della liberazione.

Il percorso

Il punto di partenza del percorso si raggiunge prendendo la strada provinciale, che dal Palazzo del Pero va verso Santa Maria alla Rassinata. Si percorre questa strada per circa 9 chilometri fino ad arrivare a un cartello a sinistra che indica la deviazione, per mezzo chilometro, verso il Monte Dogana.

Cartello per M. Dogana

La strada è un pò sconnessa, ma comunque percorribile con auto fino al Monte Dogana, ma possiamo pure parcheggiare e fare il breve tragitto a piedi. Percorsi i 500 metri, troviamo una prima area con tavolini e barbecue, ed è presente anche una sorta di percorso natura segnalato sulla sinistra, anche se piuttosto datato (avrebbe bisogno di una ‘rinfrescata’).

Area attrezzata M. Dogana

I cartelli riportano anche la presenza di un bivacco e una sorgente a 350 metri, che decidiamo di esplorare in una breve passeggiata nella pineta che si stacca sulla sinistra dalla prima area attrezzata.

Percorso naturalistico dal M. Dogana

Sentiero percorre per circa 300 metri una pineta

Percorsi circa 300 metri, il sentiero incontra una strada forestale, e da lì si intravede in basso, all’altezza del fosso della foce, il camino del bivacco, molto spartano. Una volta visitato il bivacco, si risale per prendere la strada forestale, sulla destra, per fare un primo anello intorno al Monte Dogana.

Bivacco con camino, M. Dogana

Ritornati all’area attrezzata, si sale verso il Monte Favalto, prendendo il sentiero CAI 558 sulla sinistra, che dopo circa un chilometro si incrocia col CAI 554 a sinistra, ma noi proseguiamo sul 558 a destra.

Si prende a destra, restando sul CAI 558

Si arriva così, dopo meno di due chilometri e mezzo, all’incrocio col sentiero 155. Noi continuiamo a sinistra e poi prendiamo dopo pochi metri a destra il CAI 558, per visitare il Monte Favalto.

Si prende deviazione a destra per il M. Favalto, CAI 558

Croce del M. Favalto, che domina sul panorama circostante

A questo punto possiamo rientrare percorrendo il sentiero CAI 558 a ritroso.

Discesa dal M. Favalto. Foto: A. Pantani

Per variare un pò il percorso, anzichè tornare all’incrocio col CAI 554, circa 600 metri prima c’è sulla sinistra un sentiero in discesa evidente che riporta, in circa un chilometro, all’area attrezzata.

Deviazione a sinistra dal sentiero CAI

Tutto il percorso è lungo 8.8 km, per un dislivello complessivo in salita di 308 metri.

La Scala di Giacobbe

Dopo la liberazione, a inizio luglio 1944, di Castiglion Fiorentino e Cortona, gli Alleati iniziarono la Battaglia per Arezzo (ne ho parlato in un precedente post qui). Per le sue caratteristiche, l’Arezzo line permetteva invece ai tedeschi una difesa “da tenere ad ogni costo”, per guadagnare tempo nelle operazioni di rinforzo della Linea Gotica. In questa ottica vanno viste le numerose operazioni di rastrellamento di fine giugno (Civitella, Cornia e San Pancrazio, di cui parlerò in prossimi post) e quelle di luglio nell’aretino2.

Circondata da tre lati da montagne, Arezzo fu molto difficile da conquistare. Il 12-13 luglio la IV Divisione Indiana conquistò Monte Civitella e Monte Favalto, sull’Alpe di Poti. D’altro canto, la 2° Divisione Neozelandese cominciò a sferrare una azione sul Monte Lignano (si veda un post precedente).

Fra i ruoli assegnati alla IV Divisione Indiana, c’era quello di spingersi verso l’Alpe di Poti dal Monte Favalto per penetrare ad Arezzo da est. Tuttavia si capì che un attacco a Poti era impossibile senza un collegamento camionabile tra Volterrano, Favalto e Palazzo del Pero. Era necessario pertanto costruire in brevissimo tempo una scorciatoia, che permettesse un veloce movimento di truppe verso l’Alpe di Poti.

Così come era accaduto per la “Via degli Inglesi” a Catenaia (si veda precedente post qui), era necessario realizzare una opera di mirabile ingegno: l’analisi aerea della zona indusse a scegliere un percorso, attraverso S. Maria alla Rassinata e Monte Dogana (alla sinistra del Favalto), che “sfidasse gli ostacoli, invece di aggirarli”. Il progetto sembrava di eccezionale difficoltà e non fattibile in meno di 10 giorni, ma non c’era a disposizione tutto quel tempo. I lavori iniziarono di primo mattino il 14 luglio e coinvolsero un miscuglio di etnie, culture ed esperienze. Si misero all’opera i genieri indiani della Bombay e della Madras con i bulldozer, assieme agli italiani, mentre i genieri canadesi portarono la loro conoscenza degli esplosivi. Sulle alture, i reparti della Central Indian Horse proteggevano il cantiere da eventuali incursioni nemiche3.

Genieri della X Divisione Indiana in azione per aprire una nuova strada, Fonte: A. Tacchini

Genieri della X Divisione Indiana in azione per aprire una nuova strada, Fonte: A. Tacchini

Alle ore 18 del 15 luglio la prima jeep - con a bordo il maggiore Patterson della Central India Horse, accompagnato dal tenente Murray - seguita dai carri armati valicò quel tratto di strada dopo che furono rimossi terreno, detriti, alberi e massi. Qui incontrarono i carri armati Neozelandesi provenienti dalla Valle di Chio, ma non da Arezzo ancora occupata dai tedeschi.

La Scala di Giacobbe non fu determinante per la liberazione di Arezzo, conquistata dagli Alleati il 16 luglio, ma servì comunque allo scopo di accelerare l’avanzata verso l’Alpe di Poti. Allo scopo contribuì anche il successo dei paracadutisti italiani dello F.Recce Squadron a San Cassiano (il 12 luglio), a Salceta il 14 luglio, al Palazzo e al passo dello Scopetone il 15 luglio4.

La penetrazione alleata in direzione di Palazzo del Pero e dell’Alpe di Poti rappresentò una spina nel fianco dello schieramento tedesco nell’Alta Valle del Tevere, che decise il ripiegamento verso la Arno Line. Divenne così evidente agli Alleati la strategia tedesca, ovvero guadagnare tempo per fortificare le posizioni della Linea Gotica.

Informazioni utili

  • Mappe consigliata: Sentiero 50 (CAI)
  • Presenza di fonti: si (segnalata sorgente al bivacco sotto M. Dogana)
  • Presenza di bracieri: si

Footnotes

  1. Abbondonata la città, i tedeschi si asserragliarono per una decina di giorni a Campriano. Finchè la sera del 24 luglio e 25 luglio una pioggia di proiettili alleati si rovesciò sul poggio, preludio dell’attacco alleato. Re Giorgio, giunto ad Arezzo accompagnato solo dal generale Oliver Leese, si era accampato in un caravan a Sargiano, in una presella che prenderà il nome locale di Campo del Re. Tra i giorni 26 e 27 luglio, il Re assistette dal Prato all’incursione dei Gurkha, destinate a sbaragliare i tedeschi, ma non vide granchè perchè l’azione si svolse nel buio della notte. Tratto da Pier Lodovico Rupi, Notizie di Storia N. 47, Soc. Storica Aretina, 2022↩︎

  2. E. Droandi. Arezzo distrutta 1943-1944. Calosci Editore, 354 pp.↩︎

  3. A. Tacchini. Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.↩︎

  4. Si veda sempre E. Droandi, Arezzo Distrutta 1943-1944. Calosci Editore, 354 pp.↩︎

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