Montedoglio è noto agli aretini per la sua diga, realizzata per gestire il flusso dell’omonimo bacino artificiale, che rappresenta il lago più esteso della Toscana.
Progettato negli anni settanta del secolo scorso, fu realizzato negli anni ottanta1 per rifornire di acqua la Valtiberina, Arezzo, e recentemente anche alcune zone della Valdichiana.
In cima alla collina di Montedoglio sorgeva un importante castello, che in origine si chiamava Fatalbecco (come un suo ominimo che sorgeva sui Monti Rognosi) e poi Mondoro, da cui è derivato il nome della collina e del suo castrum. Appartenuto ai Ranieri di Galbino, passò poi ai Tarlati di Pietramala, poi sotto il dominio fiorentino dopo la conquista di Arezzo nel 1384, e infine, dopo vari passaggi di proprietà, fu annesso nel 1797 al Granducato di Toscana.
Del castello rimangono oggi solo i ruderi, perché fu irreparabilmente danneggiato durante la seconda guerra mondiale dai combattimenti che si svolsero tra il 20 e 28 agosto 1944.
Questo racconto-percorso permetterà di visitare quello che resta del castello di Montedoglio, ed è anche l’occasione per conoscere l’area naturale protetta delle Golene del Tevere, in una piacevole passeggiata dove dovremo anche… mettere i piedi a mollo!
Il percorso
Il punto di partenza è dal piccolo abitato di Viaio, che si raggiunge dalla strada provinciale 47, che collega Anghiari a Motina, non molto lontano da dove si trova il campo di prigionia di Renicci.
Dal paese di Viaio, un cartello segnala il percorso lungo il fiume Tevere. Si tratta di una area naturale protetta che si estende a valle della diga di Montedoglio. Seguiamo quindi il cartello procedendo a dritto fino a incrociare dopo duecento metri circa i cartelli del percorso ciclopedonale realizzato intorno all’area naturale.
Proseguiamo quindi sempre dritto per altri trecento metri fino a trovare una area di sosta con panchine, e la possibilità di un primo affaccio sul fiume.
Prendiamo quindi a sinistra e costeggiamo per circa un chilometro e mezzo il fiume, tenendolo sulla destra, sempre mantenendoci paralleli al fiume, mentre a sinistra possiamo concederci alcuni affacci sui vari laghetti.
Dopo circa 1300 metri, troviamo un cartello con indicazione la Polveriera sulla destra, ma il sentiero è un pò sporco e conviene prendere il sentiero più a sinistra e proseguire a dritto fino al successivo incrocio, trecento metri più avanti, indicato Guado S1. Qui giriamo a destra fino a raggiungere il guado. Toglietevi le scarpe e attraversate il fiume!
Una volta guadato, prendiamo l’incrocio a destra, dove cominciamo ad intravefere il poggio dove sorgeva il castello di Montedoglio. Possiamo anche vedere il nucleo di case della Vigne dove ci dirigiamo, prendendo il successivo primo bivio a sinistra.
Arriviamo e oltrepassiamo le case abbandonate, proseguendo troviamo i ruderi della centrale ENEL, e dopo circa 700 metri ci troviamo a un trivio, dove di fronte possiamo notare il terrapieno della diga, mentre a destra troviamo un sentiero in salita con un cancello, che è aggirabile sulla sinistra, dove ci dirigiamo.
Ci aspetta una salita di circa 700 metri fino a trovare i resti di un edificio, che possiamo aggirare o a destra o a sinistra. Qui abbiamo aggirato a sinistra per un sentiero che gira a destra e sale per circa un chilometro fino a trovare un incrocio, dove a sinistra continuiamo a salire per circa 300 metri per visitare i ruderi del castello.
Torniamo quindi indietro al sentiero e prendiamolo a sinistra, per mezzo chilometro scarso, fino a notare sulla destra la linea della alta tensione. In prossimità della linea è segnato in rosso un sentiero che ci permette di riprendere il sentiero che avevamo preso poco prima delle case delle Vigne, che ripercorriamo a ritroso fino di nuovo al guado, che ri-attraversiamo.
Attraversato il guado ci dirigiamo a destra per poi seguire il sentiero CAI subito a sinistra, che percorre una strada bianca che sorpassa l’area delle golene e superato l’argine vira a sinistra per tornare da strada bianca-asfaltata fino a Viaio, dove chiudiamo l’anello.
Tutto il percorso è lungo 9.75 km, per un dislivello in salita di 200 metri.
La battaglia di Montedoglio
Mentre si svolgeva l’operazione Vandal, per scardinare le difese tedesche sull’Alpe di Catenaia, la 114° divisione tedesca ebbe il compito di tenere più possibile la collina di Montedoglio, per bloccare l’accesso alla parte settentrionale della Valtiberina, e rallentare l’avanzata alleata in vista dei lavori di fortificazione sulla Linea Gotica2.
Sul fronte alto-tiberino era schierata anche la 44° divisione, che a partire dal 20 agosto del 1944 cominciò a ritirarsi per prendere posizione sulla Gotica. Nella notte dal 19 al 20 agosto una unità del 12° Lancers preparò un guado sul Tevere a nord-est di Viaio, da dove passarono i mezzi che il pomeriggio del 20 mossero all’assalto della collina di Montedoglio. Gli scontri dei primi giorni non furono decisivi. Si dovette attendere la piena conquista dell’Alpe di Catenaia: il 19 agosto, i punjabi assunsero il controllo dell’Alpe, due giorni prima che i tedeschi abbandonassero Caprese, che fu definitivamente liberata tra il 24 e il 26 agosto. Il giorno successivo fu completata la conquista di Valboncione e Fragaiolo.
Dopo il pieno controllo dell’Alpe di Catenaia, fu necessario attendere l’offensiva sferrata dai Monti Rognosi verso Monte Fungaia, proprio alle spalle di Montedoglio, che capitolò il 28 agosto. Montedoglio venne evacuata dai tedeschi, mentre gli anglo-indiani ebbero così la possibilità di spingersi ad aggredire la Linea Bruna verso Chiusi della Verna
Informazioni utili
Mappe consigliata: Valtiberina Toscana (DREAM)
Presenza di fonti: si
Presenza di bracieri: no